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		             LONDRA 
					
					 Certe città sanno colpirti 
					dritto al cuore, mantenerti in un costante stato di stupore 
					con le meraviglie, i piccoli segreti celati dietro l'angolo 
					di una strada o alla fine di un viale alberato. Londra, 
					sempre desiderata ma così irraggiungibile durante l'età 
					dell'adolescenza, mi ha accolta per due volte: la prima 
					nell'agosto del 1999, poi nello stesso mese di due anni dopo 
					(31 luglio -  6 agosto 2001). 
					Lo ammetto: il mio inglese non è eccelso. Frutto di
        quanto appreso a scuola, lo mantengo "allenato" con letture
        tratte da Internet e film in lingua originale. Mi permette di
        comprendere e farmi capire. O, almeno, a temporeggiare quel tanto che
        basta per estrarre il vocabolarietto dallo zaino... 
					Perché si desidera di andare a Londra? Di sicuro non
        per il cibo. La capitale inglese è un pullulare di ristoranti di ogni
        tipo: cucina cinese, giapponese, indiana, italiana... C'è solo
        l'imbarazzo della scelta. Per poi ritrovarsi, ogni volta, a domandarsi
        cos'è quella roba che occupa il tuo piatto ed a scuotere
        sconsolatamente il capo nel prendere atto che le papille gustative sono
        del tutto assenti nella bocca degli inglesi. Ci si può tranquillamente
        riempire il pancino di fish and chips (merluzzo impanato e patate
        fritte), salmone, gamberetti (il pesce non costa molto), roastbeef,
        dolci, birra... ma il resto è meglio lasciarlo perdere. E' estremamente
        sconsolante vedere come "addomesticano" la cucina italiana: ragù
        alla bolognaise a base di pomodoro e peperoni (e la carne
        dov'è finita?), pasta servita scotta ed accompagnata da un filoncino di
        pane, lasagne mollicce con tanto di uovo fritto adagiato sopra, caffé
        tremendamente "lungo" ed insapore che ogni volta mi faceva
        esclamare "chiaro ti vedo, spesso ti penso" (modo di
        dire "ereditato" dal nonno materno). La colazione è
        pantagruelica: al buffet dell'albergo ogni mattina erano a disposizione
        pancetta, salsicce, uova (fritte, alla coque, strapazzate), stufato di
        fagioli, salsa di pomodoro, formaggio... Insomma, la colazione degli
        inglesi è un pasto vero e proprio. 
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